martedì 27 gennaio 2009

La narrazione interattiva: il videogioco come nuova frontiera narrativa

Mantova Comics & Games non sarà solo gioco selvaggio. Certo, ci saranno più di 600 mq dedicati al vostro divertimento, ci sarà il tour itinerante Videogames Party con presentazioni in anteprima delle ultime novità e dimostrazioni non stop per tutto il weekend, ci saranno tantissimi tornei gratuiti e ricchi di premi.
Per tutti i videogiocatori coscienti delle potenzialità del loro passatempo preferito e dei significati culturali che porta con sé, ma anche per tutti coloro che vogliano semplicemente passare un po’ di tempo con personalità importanti del mondo videoludico, fumettistico e della narrazione tout court, abbiamo pensato di organizzare una bellissima conferenza promossa da Marco Accordi Rickards (giornalista, critico videoludico ed editor di Game Pro) e AIOMI (Associazione Italiana Opere Multimediali Interattive) sulla narrazione in ambito videoludico.

Abbiamo fatto due chiacchiere con Marco per farvi capire cosa sia AIOMI e cosa rappresenta per il videogioco, e per farvi dire dal diretto interessato di cosa si parlerà a Mantova Comics & Games 2009.

AIOMI (Associazione Italiana Opere Multimediali Interattive) è una delle iniziative più importanti nel panorama videoludico italiano.
Cosa si propone di preciso l'associazione?

Dopo tanti anni di lavoro all’interno del settore videoludico, il sottoscritto come giornalista e Raoul Carbone come sviluppatore, abbiamo deciso di dar vita a un’associazione culturale che tutelasse la cultura del videogioco, troppo spesso ignorata o, peggio ancora, disprezzata (il sito di AIOMI è www.aiomi.it). Il videogioco ormai è un veicolo di cultura, un mezzo di espressione artistica del pensiero umano che, a tutti gli effetti, fa parte dell’immaginario collettivo. Anzi, dirò di più: il termine stesso ‘videogioco’, ormai, va spesso stretto a questo medium: ecco perché abbiamo parlato di Opere Multimediali Interattive, per sottolineare, soprattutto nel dialogo con le Istituzioni e il mondo accademico, che siamo ormai oltre la mera dimensione ‘ludica’. Questa precisazione è importante: noi siamo fieri del termine videogioco e vogliamo continuare a utilizzarlo, ma questo sarà possibile, in via esclusiva, solamente una volta che la parola avrà universalmente assorbito i significati artistico culturali di cui parlavo prima.

Lo scorso 22 novembre si è conclusa, con un eccezionale successo di critica e pubblico, la prima edizione dell'Italian Videogames Developers Conference, promossa e organizzata proprio da AIOMI.
La manifestazione mirava a riunire lo stato dell'arte del settore dello sviluppo di videogiochi in Italia. Un bilancio?

Il bilancio è, senza false modestie, straordinario. Oltre 500 operatori accreditati e presenti, la sala gremita per tutta la giornata, gli oratori semplicemente entusiasti... è stata la Woodstock del game development, se mi permetti l’ardita analogia da rocker quale sono!
Scherzi a parte, l’IVDC (www.ivdconf.it) è stata un successo oltre ogni aspettativa. Tutti i nomi che contano del settore italiano hanno partecipato e non sono mancate partnership internazionali di massimo livello. Come prima edizione, non avremmo potuto auspicare nulla di meglio.
Ma non dovete credere alle mie parole, perché saranno i fatti a parlare. Quando annunceremo i primi dettagli dell’edizione 2009, ci sarà una grande sorpresa... una sorpresa che testimonierà meglio di qualsiasi chiacchiera la bontà del nostro lavoro.

Tu sei editor di Game Pro, l'edizione italiana della popolare rivista Edge nonché una delle poche riviste che tratta il videogioco come fenomeno culturale prima ancora che semplice intrattenimento.
Cosa ti ha spinto a credere nel potenziale della carta, in un mondo che si va sempre più digitalizzando?

Sono fermamente convinto che, sebbene l’online sia per ovvie ragioni il pilastro dell’informazione futura (in gran parte lo è già ora, del resto), le riviste specializzate mantengano una posizione di grande importanza. Game Pro, tra l’altro, è oggi la compagna ideale di un paio di buoni siti: se questi ultimi offrono le informazioni più aggiornate, noi proponiamo approfondimenti e speciali assolutamente esclusivi e unici. Chi ama il videogioco e ne comprende il valore come medium, non può non apprezzare gli sforzi di una rivista come Game Pro e di tutti i suoi redattori e collaboratori. Insomma, Game Pro è la rivista del Conscious Gamer, su questo non c’è dubbio.

Quanto "pesa" il nome di Edge in copertina? E' più il timore reverenziale o la voglia di mettersi in gioco per realizzare una rivista che sia sempre all'altezza del nome che porta?

Pesa moltissimo, per fortuna. Saremmo dei pazzi e degli arroganti se non fossimo entusiasti di poter godere dei diritti della rivista di videogiochi più autorevole del mondo. Edge è una Bibbia del Videogioco e, per tutti noi, realizzarne l’edizione italiana rappresenta un sogno che si è avverato. I contenuti di Edge sono un valore aggiunto straordinario, impagabile.

In Italia quanti passi avanti ha fatto a livello culturale il videogioco?
Quanto pensi ci sia ancora da lavorare in questo senso?

Sarò un ottimista ma credo che davvero ne abbia fatti tanti. Detto questo, però, la strada da percorrere è ancora dannatamente lunga, ripida e impervia. Ah, già: e piena di bastardi che, al bordo della via, cercano di sgambettarci. A questi illustri signori voglio dire una cosa molto chiara: state attenti, perché il Videogioco si è stancato di essere deriso e snobbato. Siamo cresciuti e siamo incazzati neri, quindi andatevene da soli prima che veniamo a prendervi a calci nel sedere.

AIOMI sarà promotrice di un'importante iniziativa a Mantova Comics & Games 2009.
Ce ne puoi parlare?

Volentieri. Organizzeremo una tavola rotonda dal titolo: ‘La Narrazione Interattiva’, dedicata ai videogiochi story driven, quelli cioè dove la storia ricopre una posizione determinante. Attraverso il confronto tra autori di romanzi (Francesco Falconi), di fumetti (Roberto Recchioni) e ovviamente videogiochi (Riccardo Cangini e Raoul Carbone), cercheremo di capire se e quanto è diverso raccontare una storia nei diversi media e che cosa significa davvero narrare in modo interattivo. Sarà interessante e divertente e vi assicuro che nessuno si annoierà. In fondo questo è il mio compito come moderatore, non credete?

venerdì 2 gennaio 2009

Una storia di eroi ordinari


New York prossima alla distruzione, una società segreta con piani a lungo termine, tante persone comuni che scoprono di essere in qualche modo speciali. E che, lo vogliano o meno, saranno costrette a salvare il mondo.

Fin dal suo debutto, datato 25 settembre 2006 negli USA, Heroes è stato un successo di critica e pubblico.
La serie nasce quando Tim Kring - produttore e ideatore del serial - sente il bisogno di dare vita a una saga epica e corale con un nutrito cast di personaggi straordinari che, paradossalmente, potremmo essere noi tutti.
Kring sceglie di trasportare sul grande schermo le peculiarità del mondo dei comics: Heroes è il perfetto esempio di compenetrazione mediatica, di convergenza tra due media diversi ma complementari, TV e fumetto.

Gli autori del serial attingono a piene mani dal fumetto superomistico sia nei temi che nello stile: Heroes è la TV che guarda il fumetto attraverso la lente d'ingrandimento. Il serial si sviluppa attraverso cicli di storie parallele apparentemente scollegate, che lentamente convergono in una struttura comune e più ampia.

Omaggio esplicito alla figura del supereroe, Heroes non intende reinterpretarlo ma omaggiarlo: nel farlo, coglie in pieno il bisogno tipico di noi tutti di vivere storie speciali, ma vicine al nostro modo di essere.
Una cheerleader, un impiegato giapponese, un infermiere, una mamma, un artista: i personaggi di Heroes sono tutti uomini ordinari. Persone comuni con problemi comuni, ma con i geni speciali degli eroi: i protagonisti, in Heroes, siamo noi tutti.

Jeph Loeb, che è stato Executive Producer e scrittore del serial, sarà a Mantova Comics & Games 2009 per parlare approfonditamente del mestiere dello scrittore, delle diverse peculiarità di TV e fumetto, e di cosa significhi lavorare per media differenti.
Inutile dire che vi aspettiamo numerosi.